Ad Ornella, a chi l’ha conosciuta e a chi avrebbe dovuto conoscerla.

[Rileggendo mi accorgo che avrei voluto scrivere qualcosa di molto più politico e meno personale ma mi riesce ancora troppo difficile, probabilmente Ornella continua ad essere invasiva persino nei ricordi, credo che ci sarebbe bisogno di altre parole su di lei anziché uno sproloquio di frammenti scritti di getto… ma per oggi mi va di ricordarla “semplicemente” come un’amica con uno schizzo incompleto].

Mi ritrovo per l’ennesima volta a provare a scrivere di Ornella e ancora una volta non riesco a trattenere le lacrime della rabbia e della mancanza. (Rido ad immaginare lei come avrebbe spiegato questa cosa: “Cosi come il politically correct… che cazzo vuol dire elaborazione del lutto?”). Ma stavolta ci provo a non fermarmi alle prime due righe, stavolta a due anni da quando è andata via ci provo davvero. Ornella!… come raccontarla a chi non l’ha conosciuta? Perché tanto di sicuro chi l’ha conosciuta ne ricorda ogni sorriso, ogni scomoda verità, Ornella è davvero stata una persona impossibile da dimenticare.

Ornella era nata nell’entroterra calabrese e fin da piccola ha subito l’arroganza e la violenza che può agire la cultura di quella terra e una famiglia che voleva farla schiava come ognuno di noi, ma Ornella non era domabile, Ornella da sempre ha avuto il coraggio di una leonessa… Ma questa non è la parte di storia dell’Ornella che conosco, di questo ho solo rari e sofferenti frammenti di racconto e rispetto la volontà di lasciarli insoluti come problema troppo grande da risolvere in un “primo ricordo”.

Ornella quando è nata si chiamava M*****o e lo rivendicava subito, appena ti conosceva, poi le si illuminava lo sguardo e ti diceva che lei era una neo-donna e tu invece “solo una stupida donna biologica”! Ornella si chiamava M*****o e per potersi chiamare Ornella aveva dovuto subire ore di tribunali e psicologi, ma raccontava orgogliosa come la causa si era conclusa con un mazzo di rose inviatole a casa da chi, ascoltandola durante la sua arringa, era rimasto colpito dalla sua lucidità, dalla sua determinazione, dal suo Essere. Ornella era un avvocato e provò a difendersi da sola, metafora atroce della sua vita.

Mi chiedo quanto sia giusto raccontare la sua storia, così dura e significativa ora che lei non c’è più, quanto io ne sia capace e degna, così come mi chiedo quanto sia giusto (e se ne avrò mai la forza) di pubblicare il resto del materiale girato in quel pomeriggio sulla Casilina, quando lei doveva solo fare una breve dichiarazione di due minuti e invece fu un travolgente fiume in piena, parlò ininterrottamente per due ore, lasciandomi incantata, aprendomi un mondo.

http://www.vimeo.com/7642393

La prima volta che ho incontrato Ornella eravamo in una casa con vista paradossalmente su piazza San Pietro, Ornella era come sempre elegantissima e, nonostante le rimostranze della padrona di casa, non volle togliersi gli altissimi tacchi con cui continuò a graffiare per tutta la sera il parquet.

E’ quello che ha sempre fatto: graffiava orgogliosa e sprezzante il parquet benpensante di questo mondo, lasciava il segno e non permetteva a nessuno di negare, camuffare o dimenticare la sua esistenza… lasciava segni indelebili. La violenza della normazione e dei pregiudizi non le lasciava spazio o la relegava a stereotipi per lei soffocanti, la delegittimava ad ogni passo, e lei rabbiosa sbatteva i suoi tacchi per affermare instancabilmente il suo diritto inalienabile ad esistere.

Io ero  appena arrivata a Roma e lei mi prendeva in giro perché l’unico autobus che prendevo per andare ovunque era il 105. Da quante riunioni-fiume saremo tornate tra la carne ammassata di quell’autobus e sempre mi sorprendeva l’innegabile attrito tra gli interventi assembleari e i racconti della tua vita con cui riempivi il viaggio… e quella notte, io e te uniche donne in un continuo di corpi stanchi e indifferenti, e tu con il tuo scialle e la tua voce alta hai svegliato tutto l’autobus con i tuoi racconti sugli uomini, sui clienti, sul sesso, di come siano in realtà poveri e tristi e impacciati, di come tutti gli uomini non siano altro che “clienti” solo che noi donne continuiamo ad accettare inspiegabilmente di “dargliela gratis” e in cambio riceviamo sopraffazione e machismo e orgogliosa dichiaravi “invece almeno se è me che vogliono, mi devono pagare”. Io ero tanto imbarazzata e un po’ divertita di quanto eri matta, tu che sapevi che l’irruenza e la provocazione erano l’unico modo che ti era concesso per guadagnarti tutto e subito, e a te non piacevano le attese inutili.

… Ornella e la forza di vivere sulla tua pelle ogni giorno tutte le tue contraddizioni non negandone mai alcuna, Ornella e la tua instancabile volontà di vivere fino in fondo e in prima linea ogni cosa che dicevi, Ornella e il tuo rivendicare sempre il tuo spazio…

Con Ornella ho spesso litigato ferocemente, anche se le bastava inviarmi un sms di “lotta e affetto” e io non riuscivo più a trattenere il bene che le volevo. Sapeva che per farmi innervosire bastava cominciare a sproloquiare in latino, io che arrivo al massimo al rosa rosae, oppure affermare che gli uomini di destra scopano meglio (sapeva bene dove colpirmi incarnando quasi perfettamente lo stereotipo della donna biologica), la provocazione è sempre stata la sua arma preferita. Ornella non tentava assolutamente mai di “piacerti” o compiacerti, spesso non era per niente dolce, aveva il sangue caldo e irrequieto di chi troppe volte ha subito il potere, la sopraffazione, l’ingiustizia. La lite più efferata è stata su corpo e mente: abbiamo litigato quando mi ha detto feroce e sprezzante che io vendevo la mia mente, che io non ero mai libera, che perdevo il mio tempo in “lavoretti”, mentre lei scendeva a compromessi col capitale solo col suo corpo ed era il suo modo di ribellarsi, doveva in qualche modo almeno evidenziargli la loro palese contraddizione, lei non avrebbe mai piegato silenziosa la sua dignità e la sua intelligenza al ricatto come io facevo e faccio.

Poi ricordo una telefonata, poche parole ma io non ero a Roma e invece Ornella aveva bisogno di un’amica vicina. La protervia maschile (ahah… sto parlando come te… “protervia” lo usavi solo tu!) non accettava che una prostituta potesse essere autodeterminata, un coltello aveva deciso di punirla… quando me l’ha raccontato restai sconcertata soprattutto perchè per lei non era stata quella la violenza peggiore, il peggio era stato in ospedale, era stato il comportamento sdegnoso e freddo dei medici in quanto lei era solo una puttana e dunque meno degna di ricevere cure e rispetto. Quella è stata l’unica volta in cui nel suo racconto ho avvertito un’accusa, ho sentito chiaramente la rabbia di chi dice “tu non puoi comunque mai capire”.

…Ornella e il mondo “perbene”, quello della repubblica fondata sul lavoro, Ornella che prova a lasciare la prostituzione, che si accorge che a lei neanche il diritto al lavoro è garantito in questa repubblica fondata sull’ignoranza. Ornella che sogna un compagno, una carezza, Ornella che sogna magari di ritornare al sud, in campagna o forse no, meglio la Svezia… Ornella che sogna come tutte le donne…

Quanto abbiamo riso quella sera con due bottiglie di vino raffreddate nella vasca, Ornella che mi raccontava di un magnifico cappello, di un uomo dolcissimo. La mattina dovevano sfrattarla da quella casa, io tentavo ingenuamente di trattenere “la sua corsa”, se avessi capito allora che era lì che cominciava il tuo tuffo verso il fondo, che eri comprensibilmente stanca… Mentre portavamo via le sue cose impacchettate (… non sono mai più tornate con te), organizzammo in una notte un presidio per frenare uno stupido ufficiale giudiziario e intanto ci “distraemmo” andando come due impazzite in una ferramenta: ci serviva una quantità imprecisata di cemento e, senza troppi giri di parole, Ornella chiese al commesso “Ma per otturare le tubature di una casa quanto ce ne vuole?”… il commesso ci guardava incredulo… ahaha! E abbiamo aggiunto alla spesa due bombolette spray.

… Ornella la tua rabbia, Ornella il tuo non fermarti davanti a nulla, Ornella la tua risata che seppelliva indecentemente chiunque incontrava…

E perchè cazzo non riesco a smettere di piangere…

2 maggio 2008 ero al museo del prado, appena ho scorto il Guernica di Picasso, ho sentito vibrare il cellulare… e il silenzio misto ai singhiozzi dall’altro capo del telefono erano così espliciti, è stata la prima volta che ho sentito dire il tuo nome sottovoce…

… Ornella e la sua tomba che nessuna di noi ha mai visto. Ornella rispedita da questa “solita repubblica” alla famiglia, a chi (almeno in parte) aveva voluto dimenticarla già da anni. Mi chiedo ancora che nome ci sarà impresso sulla lapide, mi riprometto di andarci prima o poi, quando l’avrò davvero capita…

L’ultima volta ci eravamo viste in un bar a Torpigna e le condizioni in cui l’ho incontrata non ho mai saputo davvero da cosa erano motivate, il suo sguardo era spaventosamente diverso, non feriva più con la sua fierezza chiunque lo incrociasse. Con se aveva soltanto il suo libro di svedese, quel sogno era l’unica cosa a cui si aggrappava ma stranamente con poca convinzione, era stanca ma non lo diceva, non lo ha mai detto; ricordo che le ho urlato contro ma lei come al solito urlava più di me, le ho detto che in un viaggio verso l’autodistruzione io non l’avrei mai accompagnata… avessi compreso allora che quel rifiuto mi avrebbe comportato un autodistruggermi, una rimessa in discussione personale senza ritorno… poi fine, poi non l’ho mai più rincontrata. Ho saputo dalle altre amatriciane che continuava, che aveva deciso… e mi ero anche ripromessa di chiamarla appena tornata da Madrid, ero stupidamente certa di poterla convincere a fare anche solo un passo indietro…

Invece forse è stato meglio così o forse tento ancora una volta di giustificarmi… pensare altro non lo sopporto, non ce la faccio, non sono ancora forte come te nell’accettare i miei errori, le mie inadeguatezze…

Voglio ricordarti così, che urli, che litighiamo in un bar allibito da due matte… l’ultimo periodo apre troppo dolore per chi non ha saputo o potuto esserti vicino, io sono quasi sicura che tu avevi scelto, perché anche le leonesse si stancano, ma sta sicura: hai lasciato tante altre piccole leonesse che provano ogni giorno a far risuonare in questo mondo quel tacco e quella risata.

Eppure Ornie tu ci hai sbattuto in faccia ancora una volta quanto siamo inadeguate, quanto il nostro parlare di cambiamento, di rifiuto della famiglia come istituzione, di diritto alla casa, di Rivoluzione sia un blaterare che promette tanto ma che continua ad avere troppi pochi legami con le difficoltà materiali e con chi ha Bisogno della rivoluzione “qui e ora” come te; perdonaci se non siamo state capaci di comprendere che una come te non avrebbe mai potuto accettare uno stupido assistenzialismo, perdonaci se non eravamo pronte a lottare al tuo fianco… e personalmente ti chiedo scusa se anche il “fantastico mondo dei/lle compagn*” di cui tanto ti avevo parlato si è dimostrato ancora troppo “immaturo” per convivere con te e la tua grandezza incontenibile.

L’unico specchio della mia casa è ancora uno dei 20 che mi ha regalato (la sua casa piena di specchi… e i ventagli cinesi ovunque…ahaha!), e ogni volta che mi guardo in questo specchio spero che almeno un piccolo riflesso della sua forza e del suo orgoglio mi entri dentro.

Ornella mi ha insegnato a “guardarmi onestamente allo specchio”… non le ho mai detto grazie ma so che lo sapeva o almeno lo spero, sapeva quanto ero e sono felice di averla incontrata, ho il rimorso di ogni momento perso con lei, delle cose non dette, ho il rimpianto che lei non sia ancora qui, ne avrei bisogno io, e di sicuro ne avrebbe tanto bisogno questo paese… Ne avrebbero bisogno i tanti che non l’hanno conosciuta e usano con leggerezza la parola trans o puttana senza aver mai conosciuto “la Dignità di una puttana”, senza mai essersi chiesti quanto coraggio ci vuole ad andare controcorrente da sola, quanta forza ci voglia per essere puttana per se stessa e non per gli altri.

http://www.youtube.com/watch?v=SDsxkQk6DWw

“Once I wanted to be the greatest/No wind of waterfall could stall me/And then came the rush of the flood/Stars of night turned deep to dust”

“Greatest” di Cat Power riesco difficilmente ancora oggi ad ascoltarla, è la canzone che partì quando dalla sala di proiezione uscirono le amatriciane con gli sguardi pieni di lacrime e io vidi chiaramente l’immagine di Ornella che le guardava e sorrideva, per la prima volta solo con amore.

Quel solo amore che la vita ha quasi sempre voluto negarti perché è duro ammettere che a te ha riservato sempre troppo, sempre un’infinità di pregiudizi e inadeguatezza… anche da parte mia, anche da parte nostra… Mentre tu hai riservato al mondo davvero una gran bella lezione di coraggio e autodeterminazione. Ornie è con te che ho davvero compreso quanto è difficile essere donna e femminista davvero, e quanto non sia importante il genere ma il sangue, quanto sia fondamentale comprendere e accettare che fortuna sia l’esser nati/e semplicemente ribelli.

Grazie ancora Ornie …

– 4 maggio 2008 “Ciao Ornella”
– Donne non si nasce, si diventa. La nostra leonessa Ornella
– La strega da bruciare

Figa assicurata

Chi mi conosce bene sa che, nel mio variegato passato ;-), ho lavorato due anni nello studio di un broker assicurativo, e vuoi per fede politica, vuoi per aspetto, ero l’addetta all’ufficio sinistri. Sarà per questo che da stamane ho questa notizia che mi frulla nella testa e non riesco a staccarmi soprattutto dal suo significato essenziale, la notizia è questa:

“Si chiama “Amidonna” ed è la prima assicurazione in Italia che è specificatamente creata per le donne e i minori vittime di qualsivoglia tipo di violenza. In Italia, Paese in cui tali gravissimi incidenti avvengono ma spesso non vengono denunciati, ora vedranno una tutela in favore dei soggetti deboli colpiti. Il gruppo assicurativo “Filo Diretto“, che ha contribuito alla creazione della polizza “Amidonna”, prevede sostegno per violenze fisiche, psicologiche e sessuali.”

Mi pare purtroppo scontato dire che non penso che questa nuova polizza sia un caso isolato ma sottende un pensiero e un modo molto comune di considerare tali “incidenti”, e semplicemente lo rende esplicito materialmente perché lo monetarizza. Wikipedia dice:

“L’assicurazione ha lo scopo precipuo di "trasformare il rischio in una spesa". Infatti attraverso la stipula di un contratto, l’assicurando "quantifica" il danno patrimoniale che esso avrebbe se l’evento garantito (il rischio) si verificasse… Il costo determinato, detto "premio (dal latino pretius) assicurativo" viene calcolato in base alla probabilità che l’evento stesso si verifichi. Questa viene determinata sulla base di svariati elementi.

Provo a non fermarmi ai commenti, ai dubbi e soprattutto alle bestemmie che escono spontanei dalla mia bocca… (soprattutto mi immagino i colloqui per stabilire il rischio e il premio: che faranno visiteranno l’armadio per stabilire il rischio? Chiameranno Lele Mora come consulente per stabilire quanto quel corpo soddisfa il fabbi/sogno? E soprattutto ci sarà il talloncino da esporre bene in vista sulla scollatura altrimenti sarai multata?).. stop stop… ho promesso che non mi sarei lasciata andare… ho già invocato il sarcasmo da FikaSikula che l’ha ben espresso in questa immagine!

D-K commenta la notizia dicendo “…è come se si aumentassero i risarcimenti per chi si fa male perché la strada è piena di buche ma nessuno intervenisse per mettere in sesto il manto stradale…”,
… io aggiungerei che è come se ci fosse chi gira con un martello pneumatico a far buche in giro e a nessuno venisse in mente di fermarlo!!

Ma è soprattutto quel TRASFORMARE IL RISCHIO IN SPESA che non smette di inquietarmi profondamente se lo penso rapportato ad una donna stuprata.
Fino ad ora c’è stata “la commercializzazione”, l’utilizzo come oggetto di mercato, di scambio politico e di qualsivoglia porcheria dei corpi delle donne “perfetti”, ora invece persino gli eventi tragici e il dolore delle donne vengono messi a profitto, divengono oggetto di mercato.

“Naturalmente”, leggendo le “condizioni della polizza”, si comprende che il “danno” è considerato risarcibile con la copertura delle spese mediche e psicologiche per la risoluzione del trauma :-O
E per lo psicologo ad esempio è previsto un massimo di 1.500 euro… sarei davvero curiosa di sapere con che criterio hanno stabilito “la durata” di un sufficiente sostegno psicologico… [grrrr…calma calma…]

Si privatizza, e di conseguenza si ritiene sottilmente una responsabilità e anche una scelta personale (non sei assicurata… così impari a non esser previdente!!), quello che è un problema pubblico e politico, senza entrare nei particolari di quello che dunque questa polizza significa per la concezione di welfare pubblico…


Sono allibita, resto a pensare… magari poi continuo….

Canzoni femministe


BUONA LOTTA a TUTTE!


Ascolta:

Tango della femminista

 

 


E anche:

(Canzone sulla coppia) … non conosco il titolo originale 

8 marzo

Abortire

Anche quest’anno ci hann fregato

Che amore è

Il mestiere antico

Ma verrà un giorno

 …  Le prove delle più recenti produzioni 😉 :

Fatece largo

Siam femministe della capitale

    … e infine…

– LA CACCIA ALLE STREGHE! 

Spose ai fornelli: 4 regole per non stressarsi

Non mi chiedete "perchè" mi sono iscritta alla newsletter di Matrimonio.it
(il motivo non è il primo che vi viene in mente, lasciate il vostro tubino di pizzo rinchiuso nell’armadio…) sarebbe troppo lungo e inutile spiegarvi!

Interessante è invece che il primo link che mi giunge è questo:

http://www.matrimonio.it/ita/articolo.php/spose_ai_fornelli_4_regole_per_non_stressarsi/464

Potrete leggere interamente il fantastico articolo che androvvi (si dice così no?) a commentare per stralci… Leggetelo tutto cmq… è fantastico immaginarsi queste "sposine-utenti-reali della newsletter!” che leggono apprensive e vogliose i consigli dell’esperta!

Il titolo è "Spose ai fornelli: 4 regole per non stressarsi", il quid è semplice e subito espresso:

"Quando, ritornate dal viaggio di nozze, aprirete gli occhi nel vostro letto, e per la prima volta vi chiederete "Cosa gli cucino oggi?”
(ndr: “GLI”=perché io, in quanto ormai moglie, non mangio più?)  Tranquille, è il primo impatto con la quotidianità. "


Azz… Che magnifica prospettiva! La prima domanda, dopo la FatidicaFocosaPrimaNotte sarà che spalanco gli occhi come un’invasata e penso "cosa GLI cucino?”?? E chi sono Suor Germana? E soprattutto lui chi è? Pantagruel? Mah! Poi se questa è la quotidianità matrimoniale, non mi sposo manco se mi minacciano di mettermi alla griglia… ma continuo fiduciosa a leggere…..
 

"Anche se siete alle prime armi, se non vi piace cucinare, se vivete il momento della preparazione del pranzo con ansia, insomma se solo un irrefrenabile senso del dovere muove i vostri (primi) passi verso la cucina potete sopravvivere allo stress d’imbandire la tavola"


Oh! Eccoci… "il senso del Dovere"= LO DEVI FARE! E’ inutile che tergiversi con scuse paranoiche o para-femministe!
Ma aspettate… il "bello" è ancor da venire!
Il primo consiglio dell’esperta di turno è:

 "1 – Vostro marito non rientra per pranzo? Perfetto. Altrimenti stabilite fin dall’inizio che non è pensabile cucinare due volte al giorno. A  mezzogiorno ABITUATELO (
ndr: sì.. chiamatelo Bobby.. è il miglior amico della donna) a bistecca e insalata o pasta al pomodoro, insalatone, affettati e crudité, prosciutto e melone, frutta, ecc ecc. Niente di più: pasta al forno+arrosto+contorno sono un attentato insostenibile alla sua dieta e al vostro equilibrio psicologico."


Cioè esplicitando: se lui non rientra, io posso morire di fame! Se lui rientra, allora SOLO “bistecca e insalata o pasta al pomodoro, insalatone, affettati e crudité, prosciutto e melone, frutta” gli devo servire a pranzo, poi la cena sarà più abbondante… perché è un tipo che si mantiene leggero!… E casomai posso sempre dirgli che altrimenti le sedute dallo psicologo me le paga lui che lavora, mentre io non ho reddito perché sto sempre a casa a fare la sua gratuita badante! Funziona sempre dice RobertaL’esperta…
Ma Roberta l’esperta (sarei curiosa di sapere con chi cazzo è sposata!), ancora non contenta, insiste:
 
“Se cucinate ciò che preferite vi riuscirà senz’altro bene perché lo farete con amore e con la gioia di gustarvi poi un piatto che vi ingolosisce. Insomma vi renderà felici. E una donna felice dispensa felicità!… e anche vostro marito ne sarà contagiato.”

Ma lui si è sposato una donna o un “dispensatore di felicità” tipo quelli che ti sputano il kinder delice sui binari della stazione o negli uffici? Qui potrei scadere in volgarità del tipo: e l’INSERT COIN perlomeno ci sta?… ma non scado… Cancellate questa battuta frutto di reminiscenze del bar dello sport che ho frequentato…
Continuiamo, peggiorando con il terzo consiglio:


“3 – Non prendete il monopolio della cucina escludendo vostro marito in quanto uomo. Al contrario, VALORIZZATELO: lasciate che provi ANCHE lui, che SCELGA una ricetta e la realizzi  (ma non rincorretelo per pulire gli schizzi di salsa o le tracce di unto) .”


Non ci riesco a commentarlo… io a questo consiglio inseguirei RobertaL’Esperta con il famigerato matterello vista la sua affezione per gli oggetti culinari…(grrr!)


Non vi è bastato? Il terzo consiglio aumenta la dose:

 “Ma ricordatevi che ciò che lui avrà preparato deve diventare il vostro secondo piatto preferito. Qualunque cosa sia.”


Mi ripeto come un mantra: “Non avrò altro piatto preferito al di fuori di quello che cucini tu, Non avrò altro piatto preferito al di fuori di quello che cucini tu, Non avrò altro piatto preferito al di fuori di quello che cucini tu” … ma io comunque a Roberta dopo il matterello le lancerei pure il Bimbi e il fornetto De Longhi appresso…
Ma non finisce qui!

Donne migranti online!

E’ on line il blog

http://www.nidodirondini.blogspot.com

E’ il frutto di un’interessante esperienza di laboratorio informatico con donne migranti
che frequentano un corso di italiano. E’ in rete solo da pochissimi giorni dunque è ancora da riempire, migliorare, etc


Mayday mayday davvero…

Fino ad ora, colpevolmente e per affezione personale, ho interpretato il silenzio sulla violenza di genere da parte del Movimento e della sinistra antagonista come una “distrazione” non totalmente volontaria, uno dei tanti silenzi che ci trasciniamo a causa del “sovraccarico militante”. Ho sempre affermato in ogni occasione la convinzione che comunque era ed è una grave mancanza, anche perchè i luoghi di movimento sono permeati da machismo e sessismo, magari in maniera un po’ più velata che altrove, ma neanche troppo…
 
Mi sono interrogata a lungo quanto l’escludere “i maschi” dal famigerato corteo del 24 novembre era giusto, e tra le tante risposte ne è valsa già solo una: che, proprio come per la precarietà e la may day, i/le compagni/e sanno bene che le lotte non si costruiscono solo con i momenti di piazza ma o si vivono quotidianamente …o niente….
 
La reazione espressa, sia dal comunicato stampa che dai vari blog e media indipendenti, alla violenza sulla ragazza romana durante la conclusione della MayDay milanese mi lascia davvero basita e mi spiaccica in faccia ciò che temevo.
 
Tutti i compagni sono a preoccuparsi che l’ “oggetto MayDay” non venga violato e infangato, o tutti a dire “è vero forse gira troppo speed …” (e qui parte l’insulsa sfilata con agli estremi bacchettoni e fattoni) o al massimo la discussione arriva a se è stato giusto consegnare lo “stupratore migrante irregolare” alla polizia “noi che siamo contro carcere e repressione e cpt e…”. I pochi che si “ricordano” della ragazza stuprata hanno come massima preoccupazione stabilire “QUANTO sia stata violata”!!

Alla ricerca dell’utero perduto

GianTurca ribelle

"… si… è vero portate i pantaloni, dite di essere chissà chi… ma guardiamo in faccia alla realtà,

in ogni lotta c’è sempre davanti una donna!"

Insu^tv (per DomenicAut) intervista le donne, protagoniste della lotta contro il sito di stoccaggio della spazzatura

nell’ex manifattura tabacchi di Gianturco, un quartiere di Napoli.

Tra la festa il rito e il silenzio … scegliamo la lotta_Marzo ’08_Napoli

Clicca sulla prima foto per vedere la prima parte del video (da You tube ma in maniera anonima…) 

 …e sulla seconda foto per vedere la seconda parte del video

IDENTITÀ FRATTURATE_FILE#1

 

"Le femministe cyborg devono sostenere che noi non vogliamo più nessuna matrice di unità e che nessuna costruzione è l’insieme. L’innocenza, unitamente al corollario del vittimismo come unico territorio dell’interiorità ha già fatto abbastanza danno (…)"
Donna Haraway – WOMEN, SIMIANS AND CYBORGS

 

"Il Contrattacco è al contempo sofisticato e banale, ingannevolmente progressista e orgogliosamente reazionario, sfrutta i dati aggiornati della ricerca scientifica e il moralismo di bassa lega degli anni che furono; trasforma in bocconi prelibati per i media le tetre diagnosi degli osservatori di trend e degli pseudopsicologi, e la frenetica retorica dei predicatori della Nuova Destra. Il Contrattacco è riuscito a riformulare nel proprio linguaggio praticamente l’intera questione dei diritti delle donne."
Susan Faludi – CONTRATTACCO

 

Appare evidente come i valori del primo femminismo che più ci potevano aiutare (parità economica e sociale) siano stati vampirizzati e abbiano prodotto a livello di massa un "femminismo alla Cosmopolitan" (donne in carriera, donne nell’esercito) che ha generato una duplice reazione: un fastidio anche solo nei confronti della parola femminismo da parte delle donne più sensibili a determinati temi sociali e una pericolosa fascinazione che ha trascinato molte altre nel vortice dei "valori" carriera-denaro-affermazione di sé tipici del peggior capitalismo. Senza considerare tutte quelle che dal femminismo non si sono neppure lasciate sfiorare (vedi le Neo-Tradizionaliste scoperte – o inventate? – da Faith Popcorn (1)).
Questa trasformazione del femminismo ha prodotto presso le donne una colpevolizzazione da falsa emancipazione che le ha portate a considerare le dolorose contraddizioni delle loro vite più come il prezzo da pagare per la raggiunta parità economica che non come la conseguenza di una parità sociale mai raggiunta di fatto: "Ma di quale parità parlano? Se é vero che le donne ce l’hanno fatta allora perché l’80% delle lavoratrici svolge mansioni tipicamente femminili? […] La tesi tanto strombazzata che il femminismo è responsabile dell’infelicità delle donne si rivela assurda e non pertinente. I mali ascritti al femminismo sono tutti dei miti. Dalla carestia di uomini all’epidemia di sterilità, dall’esaurimento psicofisico all’intossicante affanno quotidiano la cosiddetta crisi della donna trae origine da un sistema chiuso che inizia e finisce con i media […] che perpetua ed ingigantisce un’immagine distorta della femminilità" (2).


Ferrara… papa subito

 

"Giuliano Ferrara interviene sulla sua

battaglia per la moratoria dell’aborto,

citando anche il suo vissuto: «Ho

raccontato di essere stato complice di tre aborti.

Li ho vissuti come un delitto morale, un atto

di violenza contro me stesso, le mie compagne di allora e

contro le creature che oggi avrebbero 25, 30, 35 anni.

Dietro questa battaglia c’è anche

la nostalgia della paternità mancata."


 

Dunque con gaudio, giubilo e tripudio

accogliamo la notizia che, grazie alla legge 194,


 

DI FERRARA CE N’E’ UNO SOLO…

(E CHI NE SOPPORTEREBBE 4 !!!) 

 

 

SANTO GIULIANO FERRARA 

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STAI ZITTO !!