Oggi i nostri media ci annunciano il lancio sul mercato di questa simpatica vetturina, la Nano, prodotta dalla FIAT e dalla TATA, che pare addirittura essere l’autovettura meno cara al mondo! E si preoccupano di precisare che addirittura è anche poco inquinante! Dimenticano di dirci però che c’è gente che sta pagando col sangue la realizzazione di questa vettura, dimenticano di dirci che c’è chi a solo 16 anni è stata violentata in gruppo e bruciata viva per la produzione di questa vetturina. E’ una storia che massacra già da due anni le zone di Singur e Nandigram, in India; ed è la storia di Tapasi Malik, una giovane contadina che si era particolarmente distinta nella lotta ai giganti FIAT/TATA e che viene uccisa nel dicembre del 2006.

IN INDIA C’E’ UNA GUERRA CIVILE. QUALCUNO LO SA?

Nelle zone di Singur e Nandigram, (India, Bengala Occidentale), come nelle zone tribali dell’Orissa, del Chattisgarh, del Jharkhand, sono in atto violazioni senza precedenti. Le  donne sono in prima linea in una battaglia che dura ormai da oltre un anno e  che il Premier Indiano Manmohan Sing ha definito: “il più grave problema di ordine interno dalla dichiarazione dell’Indipendenza a oggi.”

Il governo del Bengala Occidentale ha iniziato l’esproprio di 20.000 acri di terra fertile, contro il consenso della popolazione e le contadine e i contadini (ma sono le donne l’80 % delle persone che lavorano la terra, al mondo) si oppongono con ogni mezzo possibile alla requisizione forzata.
Il governo risponde scagliando loro contro la sua polizia, il suo esercito, le sue squadracce. E se a Singur l’esproprio delle terre per fare spazio agli stabilimenti destinati alla “utilitaria più economica del mondo” sono ormai una realtà, con la totale corresponsabilità della FIAT nell’ambito delle pubblicizzata Joint Venture con TATA MOTORS, a Nandigram si è recentemente ripetuto il massacro che già aveva dilaniato la regione mesi fa: interi villaggi dati alle fiamme, un numero inquantificabile di morti e feriti – e di nuovo un numero inquantificabile di stupri, spesso di gruppo. Come ha ricordato la scrittrice bengalese Mahasveta Devi “lo stupro è il modo più semplice e efficace per umiliare non solo le donne ma un intero territorio. Non a caso lo stupro viene spesso commesso alla presenza dei figli, dei familiari, dei mariti…”

La capitale Calcutta e tutto il West Bengal si sono mobilitati con varie manifestazioni e con due scioperi generali attaccati anch’essi da polizia ed esercito. Moltissimi gli intellettuali, uomini di spettacolo, artisti, scrittori che si sono uniti alla protesta – e che in alcuni casi sono stati essi stessi oggetto di repressione!
 
Nonostante la repressione, la popolazione del Bengala occidentale continua a rivendicare il diritto all’autodeterminazione e alla sussistenza.

Queste donne, queste popolazioni,  non possono permettersi
di perdere le terre che abitano da sempre
 e non abbandoneranno la lotta “né ora nè mai”.

Perdere la terra  significherebbe infatti, nella maggioranza dei casi, perdere anche casa e lavoro.
Significherebbe la morte per fame o essere assorbiti dai grandi slums della metropoli  Calcutta, dove la mafia, collusa con i poteri forti locali, costringe le persone a  un’esistenza inumana. Oggetto di espianto  di organi,  spinti a fare da cavia nelle sperimentazioni di farmaci.
E dove le donne subiscono le violenze peggiori e spesso finiscono a diventare  schiave del racket della prostituzione.
Una ulteriore tragedia  che il governo continua a negare.
 
E’ scandaloso il totale black out mediatico su queste vicende e l’atteggiamento della  FIAT, che si ostina ad ignorare la questione, smentendo gli impegni di Responsabilità Sociale ed Ambientale ufficialmente presi con la propria comunità  di azionisti, utenti e lavoratori.

Poiché amiamo l’India e la sua straordinaria popolazione, raccogliamo l’appello dell’attivista Medha Patkar, dell’attivista sociale Anuradha Talwar, della scrittrice Mahasveta Devi e della tante donne che in questo momento stanno opponendosi al progetto di distruzione del Governo del Bengala Occidentale.

Impegnamoci a rompere il muro di omertà che impedisce al nostro paese di ricevere un’informazione corretta e veritiera circa lo stato di vera e propria “emergenza” in cui versa l’India. Cominciamo a raccontare, a parlare, a scambiarci opinioni, a monitorare costantemente il verificarsi di incidenti e problematiche analoghe a quelle di Singur, con il progetto di individuare nuove e migliori strategie di  solidarietà, aiuto, resistenza e  opposizione.

Denunciamo la complicità del nostro Governo che ha individuato proprio nel Bengala Occidentale e nel neo-liberismo selvaggio del suo Ministro Bhuddadeb Bhattacharjee l’interlocutore privilegiato per fare affari.
 
Promuoviamo un’ampia ed efficace alleanza tra movimenti e organizzazioni in Italia e in India, per contrastare quegli investimenti che violano la democrazia e i diritti umani e che minano l’autonomia economica degli individui e delle comunità.  

(osteriacalcutta@libero.it)

———————————————————————————————————————————————————-
Di seguito una lettera di Medha Patkar:

La notizia del lancio a New Delhi della "One Lakh Car" targata Tatamotors è in questi giorni su tutti i giornali. Ricordiamo che la
vetturetta, destinata ad invadere massicciamente le nostre strade e il già esiguo e super congestionato ambiente urbano dell’India (oltre che
di vari altri mercati esteri) è una produzione Tata in Joint Venture con Fiatgroup (la prima Industria auto Italiana) ed è perciò che
l’evento sta ricevendo in Italia un’attenzione stampa persino maggiore che in India. Vale la pena anche sottolineare che Ratan Tata è da quasi due anni membro del Consiglio d’Amministrazione Fiat. Ed è stato debitamente presentato dalla stampa italiana come campione di capitalismo “benevolente” o “filantropico”.

Qui in India, noi ben sappiamo che la lotta delle popolazioni di Singur non è finita. E sappiamo che oltre a non essere mai morta per le
migliaia di famiglie di contadini, sia proprietari che mezzadri, che han dovuto piegarsi per forza alla violenza del progetto Tata-Fiat, la
questione è più che mai aperta per gli aventi-diritto a quei 350 acri di terra che non sono mai stati pagati, perchè i contadini si sono
rifiutati e continuano a rifiutare le indennità in danaro, nonostante le fortissime pressioni e promesse.

E vogliamo qui di nuovo ricordare il recente suicidio (il 4to in pochi mesi) di Shankar Patra, che si è impiccato per la disperazione di aver
perso con la terra tutto ciò che aveva – un’ennesima vittima sacrificale sull’altare degli interessi-Tata, con la piena protezione
del governo del Bengala occidentale e delle squadracce del CPI (M).
Quello stesso CPI (M) due membri del quale sono ora in prigione per l’orrenda morte dell’attivista Tapasi Malik, bruciata viva dopo essere
stata ripetutamente violentata mesi fa. Una situazione davvero criminosa, quella che si è venuta a creare per fare spazio agli
impianti Tata/Fiat nelle aree un tempo fertili e pacifiche di Singur. Enon c’è dubbio che il progetto stia procedendo spedito, ma solo con la forza del bastone, solo con le molestie e le violenze, solo con l’esercizio dell’intimidazione.

La produzione vera e propria non è ancora iniziata negli impianti di Singur e resta da vedere se questa mirabile partnership industriale
riuscirà mai a spegnere la protesta dei villaggi. La resistenza dimostrata unitariamente fino ad ora, nonostante il muro di gomma delle
false promesse, bugie e propaganda diffuse dai quadri del partito al potere, è davvero ammirevole.

Noi che ben conosciamo la crescente emergenza ambientale delle nostre città, assediate dal traffico, con le strade sempre più congestionate
dall’imperativo di aumentare il “mercato”, il consumo di macchine, invece che i trasporti intesi come “servizio”, per tutti – non possiamo
restare passivi dinnanzi a questo sfoggio di globale disprezzo per la nostra gente, per le nostre reali esigenze, per la nostra faticosa
ricerca di reali e qualitative alternative.

E dunque domani, 10 gennaio 2008, ti invitiamo a manifestare la tua protesta in qualsiasi modo vorrai farci poi sapere.

E senz’altro diluviando di lettere e messaggi i seguenti uffici :

Tata Motors and Fiat International
Fax No- 022-22045427 & 66658282
 mediarelations@fiatgroup.com  mumbai.mumbai@ide.it 

Primo Ministro Manmohan Singh
Fax: 011 23019817, 23016996
  pmosb@pmo.nic.in   
Sonia Gandhi –  Fax: 011 23018651 E-mail:
 10janpath@vsnl.net, soniagandhi@sansad.nic.in

Reiterando, nei modi che ti sembreranno più opportuni, le seguenti
richieste:

– le terre che sono state autoritariamente occupate per far posto al
progetto Tata/Fiat devono essere restituite ai legittimi proprietari;
– coloro che sono già stati sfrattati, devono essere adeguatamente
indennizzati, sia monetariamente che con programmi di riqualificazione
mirati;
-il Governo del Bengala occidentale deve riconoscere particolari
indennizzi per le famiglie di coloro che questo progetto di
industrializzazione ha visto vittime: in quanto morti per suicidio, o
sotto i colpi del bastone, oggetto di molestie e violenze;
-in nessun altro caso potrà essere permesso destinare terra agricola
ad uso industriale, soprattutto quando produttiva, come era quella di
Singur;
-sia per Tata che per Fiat, che per qualsiasi altra industria, la
richiesta di terreni ad uso industriale dovrà essere attentamente
valutata e dimensionata allo stretto indispensabile per produrre
(e non speculare).

 —————————————————————————————————

Per approfondimenti :

http://nosingur.blogspot.com/

Un bellissimo resoconto di Daniela Bezzi potete scaricarlo qui: (tata.pdf)

Per altri articoli, clicca : qui e/o qui