"Beati quelli che hanno sete e fame di giustizia, perchè saranno giustiziati." (P.Bellocchio)

E’ inquietante come qualsiasi tipologia di problema sociale venga sempre e soltanto ridotto da questo governo (ma anche dai precedenti! Scanzano Jonico=Carlo Jean) ad un problema di ordine pubblico e/o militare. E dunque per risolvere quella che è una questione ambientale viene inviato il più illustre sceriffo corrotto, anzi "sbirro" come lui stesso si definisce (!),  del nostro paese: Gianni De Gennaro
Che, ricordiamo, come punizione per i fatti di Genova è stato rimosso da capo della polizia ed è stato promosso a più alto incarico: capo di gabinetto del Ministero dell’Interno…sgrunt!

Oggi Prodi ha dato il segnale Forte… prrrr!… poi però domani ci spiegherà pure come pensa di aprire in pochi giorni, una discarica che necessita di mesi per la messa in regola! Ma non l’apriranno!! I napoletani son troppo abituati a tener testa, bene o male, alla camorra=stato!

Un’altra nota simpatica è che a suggerire l’invio di De Gennaro a Pianura è stata l’on. Mara Carfagna durante l’intervista di ieri a DomenicaIn: i veri luoghi decisionali della nostra politica!! [ndr:Mannaggia che nun t’avevo riconosciuta il 24 novembre….. velinaaaa!!!]

Vi incollo sotto due contributi che danno un quadro preciso della situazione: il primo è un intervento molto interessante comparso su Indymedia Napoli e il secondo è una mail inviata lunedi 7 gennaio da un compagno napoletano che a parer mio dà una lettura molto lucida dei fatti.

Inceneritori a Napoli: una storia già scritta
Postato il 9 Gennaio, 2008 da Anonimo

Autore:Luca Landi
http://www.ilpassatore.it/2008/01/08/inceneritori-a-napoli-una-storia-gia-scritt…
Lo sapevo, me lo immaginavo e ne avevamo già parlato.
Ormai l’odore dei “complottini all’italiana” si fiuta lontano kilometri, come uno squalo è in grado di fiutare tracce di sangue nell’acqua. Basta stare un po attenti, usare la rete per mettere insieme i pezzi, ricordarsi quello che è successo in passato e BAM! Il gioco è fatto…
Non ci voleva molto a capire che l’emergenza rifiuti in Campania è stata estremizzata ad hoc per consentire la costruzione di nuove discariche e, soprattutto, di inceneritori (basta chiamarli “termovalorizzatori”, lo sanno tutti ormai che il bilancio energetico di un inceneritore è negativo). Bisognava farlo, e in fretta!


Il motivo? C’è da farci un sacco di soldi!
Ricostruiamo i fatti.
Lunedì 12 Novembre 2007 il Senato approva, all’interno della legge Finanziaria, il testo che limita i finanziamenti derivanti dai Cip6 solo alle fonti rinnovabili escludendo le assimilate. Ecco il testo dell’art. 30:
“Art. 30.
(Incentivi alle fonti energetiche rinnovabili)
1. Ai fini della piena attuazione della direttiva 2001/77/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 settembre 2001, con particolare riferimento all’articolo 2 della direttiva medesima, i finanziamenti e gli incentivi di cui al secondo periodo del comma 1117 dell’articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, sono concessi ai soli impianti realizzati ed operativi.
2. La procedura del riconoscimento in deroga del diritto agli incentivi di cui al comma 1118 dell’articolo 1 della citata legge n. 296 del 2006, per gli impianti autorizzati e non ancora in esercizio, e, in via prioritaria, per quelli in costruzione, è completata dal Ministro dello sviluppo economico, sentite le Commissioni parlamentari competenti, inderogabilmente entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.”
Sintetizzando, il Governo toglie i finanziamenti derivanti dai Cip 6 agli impianti che non stanno già funzionando; tutti gli altri (in costruzione, autorizzati, in via di autorizzazione) perdono i finanziamenti.
Ma… c’è sempre un “ma”…
E’ possibile per gli impianti autorizzati e non ancora in esercizio, e, in via prioritaria, per quelli in costruzione ricevere una deroga (cioè farli beneficiare comunque dei Cip6) emanata dal Ministro dello Sviluppo Economico, entro 3 mesi dalla data di entrata in vigore delle Finanziaria stessa.
Non so se mi sono spiegato?!?!
Per poter far prendere agli inceneritori campani i finanziamenti derivanti dai Cip6 (milioni e milioni di euro) serviva una situazione di una tale gravità che giustificasse una deroga all’art. 30 della Finanziaria in tempi molto brevi.
Vi torna il ragionamento?
Se poi ci mettiamo che il Ministro dello sviluppo economico è un certo Bersani, tutti i nodi vengono al pettine…

————————————————————————————————————————————————————- 

mail: Parto dall’elemento più banale: la decisione di riaprire la discarica di Pianura chiude il cerchio sul tragicomico fallimento dell’esperienza commissariale! Dopo quindici anni trascorsi e miliardi di euro bruciati si torna alle mega-discariche di "tal-quale": illegali praticamente in tutta Europa meno che nel Sud-Italia (grazie al provvedimento in finanziaria con cui ancora una volta si è scelto di derogare alle direttive UE).
Per di più la discarica ritornerebbe a Pianura dove, tra monnezza "legale" e "illegale", si è sversato già per mezzo secolo! Al diavolo l’oasi naturale degli Astroni o i progetti di parco archeologico per cui pur si prendono i soldi della UE, al diavolo i rischi per i gas pre-esistenti, le promesse di riqualificazione e le statistiche ormai tragicamente "ordinarie" sui tassi abnormi di neoplasie.

Magra consolazione toponomastica: dopo i milioni di tonnellate di finte ecoballe finalmente si richiamano le discariche col loro nome! Anzi secondo il mitico piano rifiuti (l’ultimo intendo… visto che lo riscrivono ogni 6 mesi) questa megadiscarica dovrebbe dare il tempo di fermare e ristrutturare i CDR-pezzotto nell’attesa messianica che entri in vigore l’inceneritore di Acerra – (L’ecomostro che insieme al territorio brucerebbe anche le speranze di un vero cambiamento nelle politiche ambientali).

Certo il fallimento della struttura commissariale non è più tale se interpretiamo in altra chiave la sua funzione: una struttura opaca e discrezionale per comporre gli interessi di burocrati, partiti, gruppi finanziari ed ecomafie… come ormai confermano (un po’ in ritardo…) le inchieste della magistratura.

A veder le cose troppo da vicino, a volte, ci si perde nei dettagli. Se ci allontaniamo il profilo è più chiaro: in Campania l’esproprio di democrazia e di trasparenza si riproduce sistematicamente su ogni vicenda che mette davvero in gioco risorse importanti: dal Commissariato per la ricostruzione post-terremoto a quello sui rifiuti passando, con le dovute differenze, per la TAV, che ha esteso quest’architettura su scala nazionale.


Un modello che dietro il paravento dell’emergenza nasconde un impressionante trasversalismo: se Pietro Diodato (consigliere regionale di AN) cerca di corrompere la protesta offrendo (per ora inutilmente) posti di lavoro nella discarica è perché evidentemente il centrosinistra che detiene il governo regionale e nazionale lo legittima in quel ruolo e lo ritiene un pezzo della trattativa…

E’ un dispositivo di governo che di volta in volta entra in crisi perché si nutre della crisi stessa, e fa dell’emergenza un elemento strategico (per quanto rischioso) di consenso. Un dispositivo che sempre più spesso annaspa per la magmatica complessità degli interessi da comporre (legali ed extralegali) o qualche volta (e per fortuna) per le resistenze sempre più determinate delle popolazioni che non riconoscono più alcuna credibilità ai rappresentanti politici. Intoppi probabilmente indesiderati, in questa fase in cui un minimo di pace sociale e di invisibilità del problema servivano a preparare un altro business: c’è il nuovo bando in arrivo per la gestione del ciclo-rifiuti e soprattutto i miliardi di euro previsti per le bonifiche…

E QUINDI?!

E quindi viene a galla la domanda più urgente che mi ha spinto a scrivere questa mail: se tanti sono/siamo consapevoli di questo (come scrive perfino il Mattino…) perchè tanta parte di associazionismo, sindacati e partiti sono ancora così defilati, quando non apertamente schierati a favore della discarica!?

Al Presidio principale non c’è nemmeno una bandierina che so, del Wwf, di Legambiente, del Prc, della Cgil, quelle che in astratto (ingenuamente?) ti aspetteresti di trovare in un’occasione del genere. (In compenso per la prima volta ho visto la forestale in assetto antisommossa! A difesa di una discarica…). Ci sono invece molti compagni dei movimenti, soprattutto giovanissimi ma non solo… eppure se non fosse per il Comitato di Quarto e per le iniziative della "Rete Campana Salute e Ambiente", sui giornali, dal lato dei resistenti, avremmo letto solo le dichiarazioni di qualche mezza figura come il consigliere municipale di AN. Perfino il presidente della municipalità è stato lasciato solo dal suo stesso partito (il Prc).

Io penso che i motivi di fondo di questa diserzione stiano, più o meno consapevolmente, nella pavidità politica e nella connivenza con i poteri forti della regione, ma voglio analizzare le argomentazioni più frequenti che ho ascoltato:

1) C’è l’emergenza e non c’è altra soluzione!
Questo è naturalmente il ricatto principale, quello che funziona da sempre… E’ un principio che si autoafferma e quindi è inattaccabile… In più c’è la minaccia del taglio dei fondi europei… potrebbe crollare tutto il sistema bassoliniano… Aiuto!!
Ora è ovvio che servono soluzioni di transizione rispetto al disastro attuale (e ne esistono di sicuro migliori di Pianura, per quanto costose, a partire dal trasferire i rifiuti da chi ha già le strutture per lavorarli).
Ma a prescindere dal tipo di scelta, è inaccettabile l’arroganza con cui si vuole imporre una soluzione all’ennesima emergenza senza pagare nessun prezzo alle responsabilità che l’hanno prodotta. Ognuno resta al suo posto, a partire da Bassolino che naturalmente è il primo e vero licenziatario anche della decisione su Pianura.
Così come è inaccettabile che non si intraveda nessun cambiamento radicale nel modello perseguito e nei suoi dispositivi di comando. In questo modo il gioco può durare all’infinito!
Raccolta differenziata, riuso, riciclo, legge sugli imballaggi, dovrebbero diventare oggetto di una vera mobilitazione d’emergenza e invece finiscono per l’ennesima volta seppelliti dall’emergenza stessa… Che però dura da quindici anni!!
E il disastro più importante, quello legato allo sversamento abusivo e incontrollato di rifiuti tossici in tutto il territorio, resta anche se domattina i rifiuti urbani scomparissero dalle strade e scendesse nuovamente il silenzio su tutta la vicenda…
Voglio ricordare che nel 2000, in piena “emergenza rifiuti”, il Commissariato deliberò l’ingresso “legale” dei rifiuti speciali in Campania, sostenendo che esisteva un industria ad alta tecnologia capace di trattarli… Uno dei principali protagonisti di questo virtuoso ciclo industriale è Bruscino, il genero dell’ex capocamorra Carmine Alfieri… Si può ben immaginare che fine faccia la gran parte di questi rifiuti “speciali”! Il decreto è restato in vigore fino a una contro-delibera del Commissario Catenacci (quindi per tutto il periodo della gestione diretta di Bassolino). Dopo di che l’Unione Industriali di Napoli si è opposta all’iniziativa di Catenacci ed ha vinto il ricorso al TAR…
Insomma come si fa a non vedere che in Campania c’è un’altra grande emergenza e riguarda la democrazia, il cui stato di salute puzza più delle discariche…!?
Come si fa a non vedere che la strategia dell’emergenza, quella per cui le scelte si fanno quando la “monnezza” arriva ai piani alti delle case e la gente diventa disposta a ingoiare qualunque decisione purchè “non la tocchi direttamente”, disgrega sempre più il tessuto democratico della regione (soprattutto nell’area metropolitana), disintegrando il concetto stesso di bene comune. Chi mai può raccogliere l’eredità di questo ennesimo disastro culturale!?
E’ buon senso “risolvere la crisi” senza far deflagrare questo nodo? Secondo me è un suicidio! Almeno per chi crede ancora al cambiamento sociale dalle nostre parti…

2) La protesta è infiltrata dalla Camorra!!
Questo è l’altro argomento principe, soprattutto nella sua scontatezza!
Naturalmente vi risparmio gli altri due must giornalistici del momento: l’infiltrazione da parte degli estremisti (saremmo noi… suppongo) e quella da parte degli ultras (bella scoperta, in quartieri dormitorio in cui un ragazzo su due va stabilmente in curva o vorrebbe andarci).
Ma torniamo alla Camorra: do per assunto che l’interesse di un clan camorrista è quello di aprirla una discarica e non certo di evitarla! Nessuno onestamente può sostenere il contrario: una discarica ufficiale è anche una possibilità di sversamenti abusivi, è una sanatoria per gli sversamenti precedenti, è occasione di speculazione sui terreni che devono essere rilevati.. E soprattutto c’è l’interesse a entrare nella gestione della discarica stessa, in particolare nei trasporti dei rifiuti, cosa che non può avvenire se finisce nel territorio di un altro clan.
Secondo i “bene informati”, quindi, la camorra darebbe il suo contributo alla protesta non per impedire la discarica, ma per contrattare il suo ruolo nella gestione… E’ una deduzione ragionevole, per quanto non dimostrata. Però, perchè nessuno si chiede come mai questo è possibile!? Se non dipenda dal fatto che “abitualmente” in questi anni il Commissariato e i poteri pubblici regionali abbiano trattato con i poteri mafiosi per governare il processo (oltre a cercare di corrompere le proteste con proposte indecenti). E paradossale quindi che chi si batte contro la discarica debba essere delegittimato con l’argomento della camorra, strumentalizzato da amministrazioni che con questi poteri ci dialogano stabilmente…!!
Tra i rumors c’è quello per cui il sindaco Iervolino abbia alzato la voce, anche se timidamente e senza atti conseguenti, per dissociare le sue responsabilità da un accordo già definito per affidare a ditte colluse il trasporto del “tal-quale” a Pianura… E’ sconcertante!
Ma a prescindere da questo è evidente che solo l’allargamento sociale della protesta e la costruzione dei suoi istituti di partecipazione garantisce sulla sua trasparenza. L’alternativa è la pax-mafiosa…

 
Personalmente sono stato al presidio principale quasi dai primi giorni e sono sicuro che la grande maggioranza dei partecipanti è composta da abitanti che semplicemente non vogliono la discarica. E che anche buona parte del ribellismo giovanile stia, seppur confusamente, in questo schema. Le manifestazioni di questi giorni a Pianura hanno mobilitato migliaia di cittadini. Se poi altri soggetti giocano la loro partita, questo non è un buon motivo per defilarsi. Anzi! Trovo risibile (e strumentale) l’argomentazione di chi pensa di poter agire solo in contesti sterilizzati. Deve cambiare regione! Semplicemente c’è da esporsi, come diverse persone (anche compagni) stanno già facendo in questi giorni. Coltivando gli spazi di democrazia decisionale e combattendo le connivenze. Ricordo solo che il consigliere Diodato (che è stato un po’ il vettore di tutta una serie di ambiguità) è stato più volte e duramente contestato dai presidianti. Almeno una piccola soddisfazione…

Questi ultimi passaggi mi danno l’occasione per andare sul punto che forse più mi rode:
mi riferisco al disprezzo e alla diffidenza che molte posizioni esprimono per la gente dei nostri territori.
Posizioni strumentali di chi vuole delegittimare la protesta o anche opinioni “in buona fede” di chi ritiene che “il Commissariato è stato colluso, ma serve un’autorità forte per risolvere i problemi, magari l’intervento dell’esercito”. C’è un pensiero molto diffuso, anche a sinistra, che ritiene la situazione "troppo complessa" e soprattutto che non ci siano le “possibilità sociali e culturali” per un processo veramente democratico e partecipato. E purtroppo non è solo paternalismo autoritario.

Il problema infatti è che il punto di vista dei ceti dirigenti rispecchia (e conferma) una percezione sociale che arriva fin quasi all’auto-razzismo e che autoalimenta la propria verità, perchè è un meccanismo che ci coinvolge tutti/e e somiglia a quei processi di de-culturalizzazione che hanno accompagnato le esperienze coloniali. E’ come se la gestione strategica del sottosviluppo interno, operata dal capitalismo italiano nel novecento, ci lasci oggi in eredità un contesto postcoloniale senza colonialismo.
 
Da un lato le particolari strutture relazionali e la disgregazione orizzontale di una metropoli ad alto tasso di informalità economica e urbanistica. Dall’altro il sentimento di subalternità e la perdita di memoria sociale per tutto quello che non siano gli istituti stessi di governo del sottosviluppo, come il famigerato “familismo amorale”. In questo mainstream, lo stereotipo plebeo viene sostenuto e si autocostruisce, rimuovendo dall’immaginario sociale ogni esperienza che sia uscita da questi binari e rivelandosi uno straordinario strumento di stabilizzazione e di controllo. Relega infatti a una dimensione folcloristica le contaminazioni e la ricchezza affettiva ed esperienziale della nostra cultura. E soprattutto condiziona la lettura che noi stessi diamo dei fenomeni che viviamo e attraversiamo. Fenomeni che, come spesso accade, sono invece ambivalenti.
Così se in Francia ci sono “i riots delle banlieuses”, a Napoli non può che esserci la longa manus di qualche potere organizzato e sotterraneo. Mentre magari i processi si somigliano molto di più, anche nelle loro ambiguità (e magari la camorra con il suo controllo del territorio, il suo welfare informale, la sua “omeopatia della violenza”, è più un tappo che un vettore). Agiscono così dispositivi atti a sterilizzare il terreno contro l’emergere di soggettività sociale, dispositivi che tendono a negarla, a criminalizzarla (in senso letterale) e a confinarla (e la spingono ad “auto-confinarsi”).
I ragazzi del presidio di Pianura dopo le cariche dei plotoni antisommossa non potevano digerire il fatto che “gente di Milano o di Roma ci ha fatto correre in casa nostra”… al di là dei luoghi comuni della cultura ultras, questa percezione è essa stessa ambivalente, perchè rispecchia il senso di fragilità della propria identità, di chi è abituato a diventare straniero già nel vicolo a fianco, ma anche il bisogno di ribellarsi, di difendere la propria autodeterminazione. Un senso di rabbia e di  umiliazione che trovava finalmente giustificazione nell’importanza della posta in palio per la comunità.  Saranno stati poi così diversi gli scugnizzi tanto mitizzati delle famose “quattro giornate”…?


Non voglio ripescare vecchie teorie che esaltavano le potenzialità rivoluzionarie della “città di sotto”, l’illegalità di massa ecc, per poi prendere dei pali clamorosi. Ma è anche assurdo teorizzarla come un nemico sempre arruolabile dalla reazione…!
Credo anzi che il problema sia proprio costruire percorsi sociali in cui sia possibile il riconoscimento collettivo e lo scontro con i meccanismi del “confinamento”: urbanistici, giuridici, economici e culturali. Individuare gli obiettivi, gli istituti e i linguaggi per attraversare la città in direzioni diverse da quelle già prescritte. Ma è impossibile farlo senza “stare nelle cose”, senza guardare con coraggio alla struttura reale delle opportunità. E senza costruirsi nuovi strumenti interpretativi. Forse più che Gramsci ormai ci serve Fanon (e Foucault) ed è significativo che gli studi post-coloniali in Italia si siano sviluppati altrove, mentre noi abbiamo lasciato la pubblicistica meridionalista in mano alle letture banalizzanti della destra reazionaria, fascista e monarchica…