La felicità non si paga, si strappa
Questa mattina una rete di collettivi politici, studenti, precari dello spettacolo, musicisti, teatranti ha deciso di liberare lo spazio dell’ex Horus di Corso Sempione 21, abbandonato da più di tre anni. Succede nella città della crescita record (Pil al 4%), delle vetrine culturali, dei grandi eventi, della speculazione immobiliare e delle cattedrali del consumo. Succede nella metropoli del lavoro precario dell’economia «immateriale», della cultura, della comunicazione, dei servizi, dello spettacolo.
Succede in un quadrante della città segnato dalla presenza di decine di immobili, pubblici e privati, abbandonati a se stessi e alla speculazione. In un municipio di 200 mila abitanti che, a parte l’esperienza di alcuni centri sociali autogestiti, ospita un solo cinema e nessuno spazio pubblico per la produzione culturale indipendente.
L’elenco della vergogna, della corruzione pubblica e della speculazione privata è lungo. Tre esempi: l’ex cinema Astra di viale Jonio, l’ex Gil di viale Adriatico, l’ex poligrafico di Stato di via Cimone. Abbiamo restituito questo luogo alla città per sventare il rischio dell’ennesimo supermercato che distrugge il territorio e le relazioni del quartiere.
Viviamo nella città luccicante della Festa del cinema, della Notte bianca, dell’Estate romana, dell’equidistanza veltroniana che assegna sedi a gruppi neofascisti, ma che non concede nulla in termini di spazi, diritti e risorse a chi, senza sponsor e senza lobby politiche, produce cultura, innova linguaggi, sperimenta nuove forme di socialità e di comunicazione, crea valore. Siamo parte di quelle reti precarie di artisti, tecnici, gruppi teatrali, krew, mediattivisti, registi e musicisti autoprodotti, giocolieri, graffitari, hackers che contribuiscono in maniera determinante alla ricchezza metropolitana, che riempiono tutti i vuoti, tutti gli interstizi della città, anche in tempi di dimezzamento dei fondi per lo spettacolo.
La storia degli spazi autogestiti di questa città è la storia dei conflitti che sperimentano ogni giorno forme di vita cooperative e autonome, che ridisegnano dal basso la città, che affermano nuovi diritti, che difendono i beni comuni. Laboratori permanenti delle nuove figure del lavoro precario metropolitano che reclamano reddito, casa, servizi, saperi.
Oggi liberiamo questo spazio in stretta connessione con i movimenti europei che a Rostock contesteranno il vertice abusivo del G8 e le politiche di guerra neoliberiste.
Oggi conquistiamo un nuovo spazio per contrastare il vento proibizionista, familista, patriarcale e securitario del governo Prodi e dei sindaci di centrosinistra, ormai trasformati in questori, quelli che vogliono inviare i carabinieri nelle scuole.
Oggi inauguriamo il percorso che ci porterà, il prossimo 9 giugno, a dare il nostro «benvenuto» allo psicopatico criminale di guerra G.W. Bush. «Push Bush Out!»
Oggi si apre il countdown in vista del 16 giugno, Gay Pride 2007, per riaffermare con forza che la nostra unica legge è il desiderio.
Vogliamo riprenderci uno spazio pubblico di produzione e conflitto metropolitano. E lo facciamo ora, dentro una scelta di autonomia politica e di movimento, nella città del «Patto per la sicurezza» di Veltroni e Serra, e nel paese governato da chi finanzia guerre e produce precarietà. Lo facciamo ora mentre l’amministrazione demolisce la Delibera 26 per attaccare il patrimonio di lotte e di conquiste dei centri sociali. Vogliamo continuare la lotta per trasformare la città.
La felicità non si paga, si strappa.
1 giugno 2007
HORUS Occupato <<Connessioni Metropolitane>>